Journal

TOSCANI CHEZ MAZZOLENI

Dopo Palazzo Reale a Milano e Palazzo Albergati a Bologna, Mazzoleni Torino ospiterà la terza e ultima tappa del ciclo di mostre che celebrano gli 80 anni di Oliviero Toscani.
“TOSCANI CHEZ MAZZOLENI” riunisce un’ampia selezione di fotografie curate dall’artista, dalle sue immagini più iconiche e conosciute al corpus fotografico inedito del Grande Cretto di Burri di Gibellina, in cui compare per la prima volta l’innovativa tecnica di stampa su cemento.
La mostra si apre al piano terra della galleria con un’antologia di oltre cento immagini che ripercorrono la forza creativa di Oliviero Toscani abbracciando tutta la sua carriera. Salendo al piano nobile, la mostra presenta una selezione di fotografie stampate per la prima volta su grandi lastre di cemento, una tecnica che conferisce corpo e tridimensionalità alle immagini. Opere iconiche di un artista che ha usato capacità visionarie, provocazione e trasgressione per contrastare razzismo, disuguaglianza e abusi. Alcuni degli esempi più iconici includono il famoso poster di Jesus Jeans “Who loves me follow me”, così come “Kiss between priest and nun” del 1992 e “Three Hearts White / Black / Yellow” del 1996.
Una sezione della mostra sarà incentrata sulla serie del Cretto di Gibellina, fotografata da Toscani per il progetto “Louis Vuitton Fashion Eye”, una raccolta di album fotografici realizzata dalla Maison con dieci tra i fotografi più famosi al mondo. Ognuno di loro ha fotografato una città a sua scelta per una serie dedicata ai viaggi. Toscani, con grande sorpresa, ha scelto Gibellina, la cittadina siciliana distrutta dal terremoto del Belice nel 1968 e dove Alberto Burri versò centinaia e centinaia di tonnellate di cemento sulle macerie della città nel 1981, realizzando una delle opere più importanti del progetto “European Landart”.
Questi scatti sono stati stampati su lastre monumentali di cemento e interagiscono con alcuni Cretti di Alberto Burri della collezione Mazzoleni.
Infine, due carte da parati di grandi dimensioni accompagnano i visitatori in un intenso viaggio attraverso il progetto decennale Razza Umana, con il quale Oliviero Toscani ha attraversato centinaia di piazze del mondo per fotografare le persone nella loro quotidianità, creando il più grande archivio fotografico esistente delle differenze morfologiche dell’umanità, con oltre 10.000 ritratti, alcuni dei quali realizzati durante l’ultima edizione del Kappa Future Festival di Torino.

2 November 2022 – 14 January 2023
Opening 2 November 2022
6 pm – 10 pm

Source: Mazzoleni Art

Journal

“I TEDESCHI DEL 21° SECOLO” – LA NUOVA MOSTRA DI OLIVIERO TOSCANI A BERLINO

Donne, uomini, biondi, castani, di ogni estrazione sociale, professionisti e lavoratori di vari settori, cittadini del mondo: tutti tedeschi contemporanei. C’è un pezzo di Toscana nel nuovo “muro” che sarà inaugurato a Berlino il 25 aprile: grandi totem allestiti in panchine di cemento, come nuovo arredo urbano di Potsdamer Platz scelta per ospitare la mostra. Un vero reportage fotografico, dedicato ai tedeschi del XXI secolo è firmata da Oliviero Toscani, milanese verace che ha scelto di vivere a Casale Marittimo ormai dal 1970 e prodotta dalla Giannoni e Santoni: fantasia e creatività si sono incontrate per raccontare la fine della razza ariana, sostituita dai nuovi tedeschi, un colorato insieme di razze e culture. Cento facce di tedeschi dei giorni nostri, dal giovane biondissimo con gli occhi azzurri alla ragazza con i capelli afro, fotografati dall’obiettivo eclettico di Toscani sono state poi “trasferiti”, con la tecnica dell’affresco digitale, su grandi pannelli di cemento. Quello dell’uguaglianza razziale è un argomento che gli è particolarmente caro, tanto che lo ha proposto in passato sui cartelloni stradali oltre che sulle pagine pubblicitarie di riviste patinate.

«Sono molto legato a questo progetto che ho ideato prima della pandemia. Ho cercato facce nuove – racconta Oliviero Toscani – dei tedeschi contemporanei, per dimostrare come certi stereotipi siano superati. Non ho mai capito fino in fondo questo razzismo nei confronti dei tedeschi per le colpe dei loro nonni. Viaggiando mi sono reso conto che quando parli di “tedeschi” c’è sempre qualcuno che arriccia il naso. Ma i tedeschi di oggi non sono quelli del passato, sono il popolo europeo più evoluto, con una grande cultura, eredità anche di un antico passato. Così ho fotografato tante facce, dai tedeschi con la pelle nera ai biondi».

Un lavoro prestigioso per la Giannoni e Santoni che con grande passione e professionalità è diventata un punto di riferimento per il mondo dell’arte, dando vita alle intuizioni degli artisti fornendo materiali e strumenti per raccontare il loro modo di vedere il mondo.

 

Oliviero Toscani – racconta Antonio Giannoni – ha fotografato centinaia di tedeschi. Gli scatti sono stati selezionati e riprodotti dai nostri artigiani con la tecnica dell’affresco digitale su una base di intonaco. Il risultato sarà di forte effetto. Un racconto che mette insieme tante forme d’arte».

Source: Il Tirreno

Journal

DA RIFUGIO DELLA FORNACE A RIFUGIO DIGITALE – IL TUNNEL ANTIAEREO RINASCE COME LUOGO D’ARTE.

A trasformare il vecchio canale di scolo, rifugio antiaereo durante la Seconda guerra mondiale, in uno spazio dedicato a mostre, eventi e performance riguardanti l’arte digitale, l’architettura, la fotografia e la letteratura è lo studio Archea Associati di Laura Andreini, Marco Casamonti e Giovanni Polazzi.

Inaugurato ufficialmente, come riportato dal Corriere Fiorentino, il 13 aprile 2022 in collaborazione con la casa editrice Forma Edizioni e Tornabuoni Arte con l’opera site specific Oro di Fabrizio Plessi, tra i primi sperimentatori della videoarte in Italia. Ad animare i 16 schermi disposti lungo il tunnel avvolto da maioliche cangianti e una moquette turchese si muove «Un gigantesco mosaico d’oro che — spiega Plessi — sciogliendosi respira nella sua liquidità sotterranea. Il Rifugio Digitale non è altro che un innovativo incrocio culturale che proprio in una città come Firenze trova lo stimolo per confrontarsi e sovrapporsi al preesistente. Ho voluto quindi trasformare l’acqua che ho immaginato scorresse in questo luogo tanto tempo fa in oro come buon auspicio e come desiderio umano verso un miglioramento della condizione esistenziale, esigenza viva e quanto mai sentita anche in questo nostro periodo».

«Uno spazio – secondo l’architetto Marco Casamonti – dove entrare e muoversi ma anche conoscere e sperimentare il digitale. Ci piace pensare, a maggior ragione oggi, che un posto percepito come luogo per ripararsi da un’aggressione fisica, un rifugio antiaereo, possa rinascere come spazio di libertà e di espressione, in un luogo d’arte».

Ph credits: Pietro Savorelli & Associati, Source: Icon Magazine